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Mariano Giordani di vini e vitigni se ne intende. Così come di scrittura. Mettendo insieme le due cose ci conduce, per bicchiere, attraverso i territori trentini della cultura, dell'economia, dell'arte, della filosofia, aprendoci di volta in volta una finestra su di un tema del passato o del presente, toccando anche lo stretto rapporto tra arte e vino. Un rapporto simbolico, metaforico, allegorico, via via dipanatosi su pietra - i tralci di vite scolpiti sugli architravi del duomo di Trento - passando per Fortunato Depero e l'arte grafica, toccando la pittura nelle numerose scene bacchiche dipinte sulle pareti di innumerevoli ville rinascimentali e barocche, approdando alle etichette d'arte, un vero e proprio archivio visivo dove l'arte strizza l'occhiolino all'enologia. È un viaggio che ci trasforma in erranti, seduti sulla macchina del tempo, indietro ed avanti, tra Reti e romani, tra concili e arcivescovi, tra identità e il rimpianto di non avere, il Trentino, un vero e proprio museo del vino, nonostante la presenza di una produzione vitivinicola tra le più pregiate che si possano trovare a sud e a nord delle Alpi.